I Volti Nuovi del Gruppo, Alessandro Fedeli: “Non c’è tempo per fare esperienza, spero di mettermi subito in mostra”

Prosegue il nostro percorso per conoscere meglio i Volti Nuovi del Gruppo nella stagione 2019. Attraverso questa rubrica andremo a presentare i corridori italiani che si affacciano quest’anno tra i professionisti. Quest’oggi è il turno di Alessandro Fedeli, passato professionista con la Delko Marseille Provence dopo sei mesi da stagista nel 2018. Classe 1996, è veronese, di Negrar per la precisione; nel 2017 ha militato nelle fila del Team Colpack, mentre nei primi mesi del 2018 ha fatto esperienza in una squadra Continental come la Trevigiani Phonix-Hemus 1896, con la quale si è aggiudicato una tappa del Giro della Valle d’Aosta, il Gran Premio della Liberazione e il Trofeo Edil C, prima di attirare le attenzioni della formazione francese.

Quando hai iniziato col ciclismo?
Ho iniziato da molto piccolo, da G1. Quando avevo quattro anni ho partecipato ad una corsa intorno all’Arena di Verona, anche se non avrei potuto perché bisognava avere minimo cinque anni, ma mio padre ha falsificato le carte e alla fine ho corso anch’io. Quella corsa l’ho vinta e da lì non ho più smesso. E pensare che in famiglia nessuno era appassionato di ciclismo.

Per chi non ti conoscesse, quali sono le tue caratteristiche come corridore?
Sinceramente devo ancora scoprirlo. Devo ancora inquadrarmi bene. Vado bene in salita, ma non sono uno scalatore puro, perché le salite lunghe le soffro un po’, però nel complesso sono abbastanza completo. Diciamo che vado piano dappertutto (ride, ndr).

Com’è il bilancio del 2018? Qual è la vittoria che ti ha emozionato di più?
Molto positivo, sono riuscito a vincere le corse che avevo cerchiato di rosso. Avevo un calendario importante e la maggior parte delle corse erano internazionali; speravo magari di vincere qualcosa in più ma alla fine mi sono sempre espresso su alti livelli, spesso piazzato e in qualche corsa è mancata anche la fortuna. La vittoria che mi ha emozionato di più, per come è venuta fuori, è stata quella al GP della Liberazione, mentre in termini di prestigio la tappa al Giro della Valle d’Aosta.

Qual è il tuo programma corse per questo 2019?
Esordirò a fine febbraio col Tour de Ruanda. Dopodiché dovrei fare il Gran Premio Industria & Artigianato e poi la Settima Coppi & Bartali.

Hai un obiettivo specifico in questa stagione?
La squadra mi ha chiesto di andare forte a maggio, quindi dovrò farmi trovare pronto. Però spero di essere attivo e presente durante tutto l’arco della stagione, a cominciare dalle prime corse italiane. Ho già qualche esperienza e anche qualche piazzamento coi professionisti, quindi mi piacerebbe subito mettermi in mostra e magari portare a casa qualche buon risultato.

Il fatto di aver corso con una squadra Continental e quindi a contatto coi professionisti, pensi ti possa avvantaggiare rispetto ad altri neoprofessionisti?
Penso proprio di si. Soprattutto in questo ultimo anno mi sono reso conto che quando sei coi dilettanti e ti sembra di volare in alcune corse, poi coi professionisti ti rendi conto che in realtà più di tanto non andavi forte. Quando passi professionista se ti va bene ti danno due anni di contratto, non dieci, e se non sei under 23 non te ne danno neanche due. Quindi è importante farsi trovare pronti e andare forte fin da subito. Non c’è molto tempo per fare esperienza.

Come ti stai trovando con la squadra? Hai anche due compagni italiani…
Mi sto trovando bene, è molto organizzata. L’anno scorso da stagista avevo già fatto più di 20 corse con loro, quindi l’ambiente lo conosco bene ormai. Mi hanno fatto fare anche corse importanti, come la Parigi-Tours, e in terreni diversi, quindi so già quale corsa si addice maggiormente alle mie caratteristiche e quale no. Poi ci sono Mauro Finetto e Iuri Filosi, grazie ai quali è stato più facile inserirsi.

Siete in lizza per una wildcard al Tour de France, previsioni?
Sono abbastanza pessimista a riguardo, non credo verremo invitati. In squadra sono un po’ più ottimisti ma io ho i miei dubbi. Ci sono comunque altre corse importanti come la Parigi-Nizza, alla quale però io non parteciperò visto che in quel periodo corro in Italia, e anche la Parigi-Roubaix.

C’è qualche corsa alla quale avresti piacere a partecipare?
Quest’anno mi sarebbe piaciuto correre la Liegi-Bastogne-Liegi, ma purtroppo non ci hanno invitato. Allora mi sarei accontentato della Freccia Vallone, e invece non abbiamo ricevuto la wildcard neanche là. Siamo stati invitati alla Roubaix, che però non è adatta alle mie caratteristiche e non mi interessa. Quindi quest’anno penso sia difficile partecipare alle corse di primissima fascia, ma per ora mi accontento di essere al via delle semiclassiche italiane, in cui magari posso anche togliermi qualche soddisfazione.

Comunque per il futuro il tuo terreno ideale potrebbe essere quello delle Ardenne?
Spero di si. Sono le corse che mi piacciono di più e col passare del tempo mi piacerebbe specializzarmi su queste gare. Sogno di vincerne una, magari la Liegi, la Freccia Vallone o magari anche la Clasica di San Sebastian.

Ti ispiri a qualche corridore?
Sinceramente no. Non seguo molto il ciclismo al di fuori della mia attività. Penso solo a me stesso e a pedalare, delle carriere degli altri mi interessa molto poco. Però mi alleno spesso con Mauro Finetto, che è un ottimo punto di riferimento; atleticamente è fortissimo, anche se magari in carriera non ha ottenuto grandissime vittorie. Non mi dispiacerebbe ripercorrere una carriera come la sua.

Se ti dovessimo richiamare tra un anno, cosa ti auguri di poterci dire?
Mi piacerebbe aver ottenuto qualche buon risultato. In questi primi anni è inutile dire che spererei di vincere una grande corsa, bisogna fare un passo per volta. Se riuscirò ad essermi messo in mostra e magari una squadra importante si sarà interessata a me, allora potrò ritenermi soddisfatto.

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